Pillole di Sociale/Non fermiamo la cultura e la cultura non si fermerà

 

Il tema che vogliamo affrontare in questo momento complesso parte dall’esigenza di proseguire nel nostro intento di condividere quelle che riteniamo essere buone pratiche per la diffusione di ciò che per noi è fondamentale: cultura e sociale come beni condivisi 

 

In questo momento complesso ci ritroviamo ad affrontare non solo restrizioni personali che hanno comunque lo scopo di preservare noi stessi e chi ci circonda, ma anche limiti di fruizione di molti aspetti della comunitàintesa come luoghi e momenti di condivisione. 

 

In questo momento più che in altri appare chiaro che per assetto, gestione, contenuti e modalità di fruizione un teatro, un museo, un festival non possono essere considerati alla stregua di attività commerciali e aziende. Alcune strutture culturali vivono solo del loro lavoro e del loro pubblico e senza di questo si trovano in un momento di seria difficoltà. 

 

Ciò dimostra la fragilità di un settore che dall’inizio di marzo, e soprattutto dopo l’annuncio di una lunga serie di misure per lottare contro l’epidemia, si trova a vacillare forse come mai prima d’ora in quello che conosciamo come mondo contemporaneo 

Le cancellazioni dei festival, la chiusura dei musei e l’improvviso arresto delle stagioni teatrali e liriche con una portata così massiva, sono scenari che in quest’epoca non si sono mai vissuti. 

 

In questo scenario qualche iniziativa viene direttamente erogata dal MIBACT, con “la cultura non si ferma” (la trovi qui), un progetto volto a rendere accessibile tutti i contenuti culturali direttamente da casa, assistendo così ad un primo passo che ha l’obiettivo di non fermare la cultura ma cerca soluzioni e nuovi modi per coinvolgere in iniziative mai sperimentate, i diversi destinatari che, in questo frangente, non sono solo i classici fruitori ma tutti coloro che partecipano attivamente alla costruzione culturale del paese. 

In questo, le iniziative digitali e virtuali di musei, siti archeologici, biblioteche, archivi, teatri, cinema e musica diventano quindi l’unico mezzo di propagazione di contenuti e iniziative.  

 

Questo, dal nostro punto di vista, si può considerare come un momento di svolta, di crescita davvero radicale dove finalmente si vede il mondo museale riuscire ad emergere in maniera progressiva (anche se ahinoi per necessità), trovando nuove sponde per la condivisione con il proprio pubblico (ma anche un pubblico diverso) dei propri contenuti. 

 

In questo senso anche l’iniziativa del MIBACT che raccoglie all’interno di una nuova pagina dedicata moltissime iniziative di fruizione del bene comune segna un passo fondamentale, portato avanti da un’istituzione altrettanto fondamentale. Questo progetto che non è solamente un archivio diviene quindi un nuovo modello per la salvaguardia della cultura e di raggiungimento di quel pubblico senza il quale questo bene è poco o nulla. 

 

Si tratta di una ricca offerta culturale fruibile da casa che ci permette di rimanere in contatto con l’arte e la cultura anche in questa difficile circostanza. Contribuiscono a questo progetto tutte le istituzioni culturali nazionali e locali, fornendo contenuti on-line che, essendo aggiornati di giorno in giorno, permettono di ampliare l’offerta attraverso il digitale.  

Ed è così che assistiamo alla montagna che va verso Maometto e non viceversa. Questo, anche se in una grave situazione di crisi, può davvero rappresentare un nuovo modo di fruire i luoghi culturali? E laddove i luoghi non sono più vissuti come tali è davvero possibile trovare una tipologia di esperienza diversa?  

Quando questa situazione volgerà al termine ritroveremo forse un pubblico diverso, più consapevole. Una riflessione sorge spontanea: se attraverso un’occasione inderogabile come questa saremo finalmente in grado come sistema di allineare la nostra offerta al di fuori degli spazi canonici con quelle modalità interattive attraverso le quali fino ad oggi non siamo stati in grado di confrontarci.