Pillole di sociale: L’approccio social della cultura

L’APPROCCIO SOCIAL DELLA CULTURA

 

Il rapporto fra social media e cultura è un tema non solo contemporaneo ma chiaramente strategico per ciò che riguarda il contesto culturale attuale.

 

Coloro che in termini culturali (dall’associazione, al museo internazionale), si sono aperte a nuovi pubblici hanno fatto ricorso all’uso del web e dei social media, hanno potuto per la prima volta in maniera massiva “ascoltare” i propri fruitori attuali e potenziali e favorire la costruzione di una nuove comunità.

 

In questo contesto partendo da un’analsi di Socialimuseums si è cercato di dare una quantità agli effetti della comunicazione digitale, in un’ottica di social media marketing.

 

In questa analisi vengono studiati i differenti utilizzi delle piattaforme social, emerge che gli utenti impiegano i social soprattutto per la fruizione virtuale e per scaricare materiali messi a disposizione dalle organizzazioni culturali, mentre l’acquisizione di informazioni per la prenotazione o l’acquisto del biglietto d’ingresso sono nettamente sottoutilizzati.

 

Dalla ricerca si rileva che l’utilizzo di tali strumenti come mezzo per entrare in relazione con i propri pubblici o per attrarre visitatori non costituisce ancora, per i nostri musei, un obiettivo strategico e rilevante, ad eccezione dei musei d’arte contemporanea, capaci, al contrario, di richiamare non solo i giovani (cosiddetti “nativi digitali”) ma anche un pubblico più trasversale e meno assiduo.

 

Le istituzioni museali, da un lato, devono accrescere il proprio ruolo identitario e valoriale, valutando pregi e difetti rispetto ai propri obiettivi; dall’altro, i nostri musei, devono essere messi in grado di dare l’avvio ad una progettualità innovativa, volta da ottimizzare le funzioni delle piattaforme social in linea con le esigenze del museo stesso ma anche, e di comune accordo, con quelle di centri di ricerca e imprese innovative del settore oltre che investire sulle professionalità addette alla comunicazione museale, a cui è richiesta un’adeguata preparazione tanto sulle caratteristiche delle diverse piattaforme quanto sui linguaggi “semplici e informali” da adottare nell’uso di tali canali.

 

È chiaro, dunque, che il pieno sfruttamento delle tecnologie legate alla comunicazione pone non al singolo museo, bensì all’intero sistema museale italiano, compiti difficili da affrontare, risolvibili solo attraverso la creazione di condizioni di contesto che rendano ammissibili le suddette sfide.

Il diffondersi dei social media si inserisce, in una nuova visione del museo, dando vita a quello che è stato definito il “museo relazionale”, enfatizzandone l’aspetto dinamico e interattivo.

 

In linea con questa nuova visione diviene indispensabile l’implementazione di strategie digitali ben definite, coerenti con la mission dell’istituzione, misurabili nei risultati oltre che integrate fra i diversi media digitali impiegati dal museo (social network, sito web, blog, ecc.). Per i nostri musei, accogliere il suddetto modello significa, in primis, superare le forti riserve culturali legate ad una visione in genere “conservatrice” e conservativa del proprio ruolo, vincendo le diffidenze di coloro che temono di sminuire le capacità conoscitive e formative della tradizionale museologia. Un ulteriore passo in vanti verso le molteplici potenzialità insite nel mondo social a sostegno delle realtà produttive e culturali del Paese.

 

Tratto da: #Socialmuseums: social media e cultura, tra post e tweet, curato da Luca De Biase e Pietro Antonio Valentino con la Collaborazione di Associazione Civita. Silvana editoriale